Osho risvegliava le anime addormentate e la Cia lo uccise
Osho Rajneesh fu assassinato dalla Cia mediante avvelenamento da tallio. Morì il 19 gennaio 1990, all’età di 60 anni.
Faceva
paura, perché insegnava a non avere paura di nulla.
La morte, scrisse, va
accolta con gioia: è come “addormentarsi in Dio”. «Che fu assassinato non lo
dice un complottista come me», scrive Paolo Franceschetti. «Lo dice lui stesso,
lo dicono i suoi allievi, e la storia del suo assassinio è narrata nel libro
“Operazione Socrate”, che spiega anche le ragioni per cui venne avvelenato».
Negli anni ‘80, i media di regime lo presentavano come un guru spirituale così anomalo da
viaggiare in Rolls Royce, a capo di un clan di appassionati di orge e fumatori
di hashish. Non faceva nulla per allontanare da sé l’immagine di personaggio
incongruente: secondo Gianfranco Carpeoro, esoterista e studioso di simbologia,
il guru indiano emigrato negli Usa aveva capito perfettamente di essere sotto
tiro, in pericolo di morte: aveva un enorme ascendente su milioni di giovani, e
non voleva fare la fine di John Lennon. Meglio rischiare di passare per ciarlatano,
pur di evitare l’omicidio?
Osho era una potenza, con qualcosa come 400 titoli usciti a
suo nome. Libri praticamente su tutto: vita e morte, religione, amore, denaro,
depressione, felicità, etica. E politica.
I suoi seguaci italiani? «Sembravano
un po’ sciroccati», scrive Franceschetti sul suo blog. Convinti, i
“Sannyasin”, che il Maestro se ne fosse semplicemente “andato” per sua scelta.
«Dopo aver parlato con loro – confessa Franceschetti – mi convincevo che la
storia del suo assassinio doveva essere una balla, prima di tutto perché
nessuno dovrebbe aver interesse a uccidere il leader di un branco di
sciroccati».
La storia della Cia? «Una stupidaggine: quando non si sa a chi
dare la colpa, si tira sempre fuori la Cia o gli extraterrestri». Le cose
cambiarono quando Francheschetti, avvocato con alle spalle accurate indagini su
alcuni dei più atroci casi insoluti della cronaca nera italiana, dal giallo di
Cogne al Mostro di Firenze fino alle “Bestie di Satana”, prese in mano un libro
di Osho, “La via delle nuvole bianche”.
«Rimasi colpito dalla bellezza e della
profondità del libro», racconta. «Poi ne lessi altri e via via mi convincevo
che il suo pensiero era di una profondità fuori dal comune, che mal si
attagliava all’immagine di orge e Rolls Royce che i media ne avevano
tramandato».
La data della sua morte era quanto meno sospetta, scrive
Franceschetti, perché ai giorni nostri è difficile morire a sessant’anni per
cause naturali, «specie se stiamo parlando di un uomo che viveva seguendo una
dieta sana e principi anche spirituali sani».
Osho aveva lavorato, e poi
fondato una comunità spirituale, in India. Nel 1981 si trasferì in America e
fondò una comunità nell’Oregon, ad Antelope: Raineeshpuram. Venne arrestato il
28 ottobre del 1985 a Charlotte, nella Carolina del Nord, e fu tenuto in stato
di arresto per 12 giorni.
Motivo del fermo: immigrazione clandestina. «Per quello che, in Oregon, è un semplice illecito amministrativo, Osho fu tenuto, illegalmente, 12 giorni in prigione».
Motivo del fermo: immigrazione clandestina. «Per quello che, in Oregon, è un semplice illecito amministrativo, Osho fu tenuto, illegalmente, 12 giorni in prigione».
Poi gli fu comminata una pena di 10 anni
di galera, con la sospensione condizionale, in aggiunta all’espulsione dagli
Usa. «Venne accusato perché alcuni cittadini americani che frequentavano la
comunità di Osho avevano contratto matrimoni di convenienza con degli stranieri,
per far Raineeshpuramacquisire loro la cittadinanza americana. L’accusa poi era
sicuramente falsa, perché Osho era il leader di una comunità che contava oltre
7.000 persone: difficile immaginare che fosse direttamente colpevole di questi
reati».
Osho venne sottoposto a «una serie di procedimenti
illegali», e tenuto in stato di arresto per molti giorni in più rispetto a
quella che sarebbe stata la normale procedura, senza che i suoi avvocati
fossero avvisati dell’arresto. Venne trasferito in 12 giorni prigioni diverse,
«senza motivo e senza una regolare procedura». In un carcere fu registrato col
falso nome di David Washington: perché?
Fu tradotto in un penitenziario di
contea e non nel carcere federale, dove per giunta rimase 4 notti anziché una,
come previsto in genere per i prigionieri in transito. Leggendo la sua
biografia, e il libro che alcuni suoi discepoli hanno scritto sulla sua morte,
saltano agli occhi poi alcune cose.
Anzitutto la testimonianza di un detenuto
in carcere per omicidio, Jonh Wayne Hearu, che al processo dichiarò di essere
stato avvicinato per gettare una bomba sulla comunità di Osho.
Furono
addirittura insabbiate le testimonianze di alcuni agenti federali, che
dichiararono che stavano indagando su un’altra bomba, destinata non alla comunità
di Osho ma al carcere nel quale il leader spirituale era stato tradotto. Gli
uomini dell’Fbi fecero capire che si trattava di «telefonate partite da centri
istituzionali», ma «l’inchiesta su questa vicenda venne insabbiata e il
funzionario che stava indagando venne trasferito».
Il giorno dell’arresto, continua Franceschetti, erano pronti
centinaia di militari che avevano circondato la comunità di Osho.
Erano «in
assetto da guerra e con elicotteri da combattimento».
Il leader spirituale però
«fu avvertito della cosa e quel giorno si fece trovare a casa di una sua
seguace, dove si consegnò pacificamente».
Per giunta, da giorni, i suoi legali chiedevano notizie circa l’eventuale possibile arresto di Osho «il quale, nell’eventualità, voleva consegnarsi spontanemente».
Le autorità americane rassicuravano gli avvocati, ripetendo che non dovevano temere nulla. Eppure, «l’arresto fu effettuato a sorpresa e con la preparazione di un vero esercito».
Per giunta, da giorni, i suoi legali chiedevano notizie circa l’eventuale possibile arresto di Osho «il quale, nell’eventualità, voleva consegnarsi spontanemente».
Le autorità americane rassicuravano gli avvocati, ripetendo che non dovevano temere nulla. Eppure, «l’arresto fu effettuato a sorpresa e con la preparazione di un vero esercito».
Motivo? «A mio parere – dice Franceschetti – avevano preparato una strage, che
fu sventata dall’allontanamento di Osho dalla comunità». Probabilmente, «per il
governo la cosa migliore sarebbe stato provocare un incidente per poter
uccidere Osho direttamente il giorno dell’arresto».
Giornali e televisione, che
avevano sempre creato problemi alla comunità dipingendola come un covo di
satanisti orgiastici, avrebbero liquidato l’eventuale Discepoli di Osho a
Raineeshpurammassacro come l’inevitabile esito di un atto di ribellione da
parte di fanatici fondamentalisti, una rivolta «repressa con le armi
dall’eroico esercito americano».
Altro fatto inspiegabile: Osho disse di essere stato in
carcere per 11 giorni, quando invece i giorni erano stati 12. «In altre parole,
per un giorno Osho perse la memoria. Non fu mai chiarito il perché e il come».
Resta il fatto che al guru fu riscontrato un avvelenamento da tallio che lo
portò alla morte in pochi anni.
«Nei giorni successivi all’arresto, Osho fu
trattenuto in carcere più del dovuto perché doveva prepararsi l’avvelenamento da
tallio», che avvenne probabilmente «spargendo la sostanza nel letto dove Osho
dormì». Era solito dormire su un fianco, e la parte del corpo che risultò agli
esami maggiormente contaminata era proprio quella dove Osho aveva dormito. Una
morte così sospetta, da mettere in allarme politici e intellettuali anche in
Italia, firmatari di una denuncia scritta. Tra questi Lorenzo Strik Lievers,
Luigi Manconi, Marco Taradash, Michele Serra, Giorgio Gaber, Lidia Ravera,
Giovanna Melandri, Gabriele La Porta. «Il quadro dei fatti è impressionante»,
scrissero, «e gravissimi sono gli interrogativi che ne escono».
Per cui, «se
coloro cui spetta non vorranno o non sapranno dare risposte persuasive, saranno
essi a legittimare come fondata la denuncia dei discepoli di Osho». I firmatari
chiesero l’apertura di un’inchiesta internazionale, per «far luce su questa
pagina oscura», e per sapere «se, ancora una volta nella storia, il “diverso”
sia stato prima demonizzato e poi eliminato nell’indifferenza generale».
Perché fu ucciso, Osho Rajneesh?
I suoi allievi accusarono
«i fondamentalisti cristiani, che vedono Satana in tutto ciò che non è
cristiano». Secondo Franceschetti, erano completamente fuori strada. Tanto per
cominciare, «Bush padre, come il figlio e come Reagan (presidente al tempo
dell’arresto di Osho) non sono cristiani nel senso “cristiano” del termine». Il
cristiano vero «dovrebbe essere tollerante e amorevole verso tutti, e non
dovrebbe per nessun motivo uccidere».
Loro? «Sono cristiani nel senso
“rosacrociano”; fanno parte cioè di quel ramo dei Rosacroce deviato, l’Ordine
della Rosa Rossa e della Croce d’Oro», e quando parlano di Dio e di Cristo
«intendono questi termini in senso esattamente opposto al senso cristiano: non
a caso in nome di Dio scatenano guerre uccidendo milioni di persone».
Bush ha spesso ha ripetuto che “Dio è con lui”. Già, ma «il Dio in nome del quale scatenano la guerra è il loro dio, Horus, non il Dio dei cristiani». Bush quindi «non è un cristiano», mentre Reagan e BushOsho «è più cristiano di molti “cattolici”, in quanto seguiva alla lettera i principi di amore e tolleranza che sono scritti nei 4 Vangeli».
Bush ha spesso ha ripetuto che “Dio è con lui”. Già, ma «il Dio in nome del quale scatenano la guerra è il loro dio, Horus, non il Dio dei cristiani». Bush quindi «non è un cristiano», mentre Reagan e BushOsho «è più cristiano di molti “cattolici”, in quanto seguiva alla lettera i principi di amore e tolleranza che sono scritti nei 4 Vangeli».
Franceschetti indaga il profilo spirituale del crimine e la
sua traduzione politica: «La comprensione e l’interiorizzazione dei principi su
cui si basa la filosofia di Osho è idonea a scardinare proprio quei capisaldi
su cui la massoneria rosacrociana basa la sua forza: ovvero il concetto della
morte e il concetto del denaro».
Quanto ai soldi, «nonostante
girasse in Rolls Royce, non era attaccato al denaro: da giovane insegnava
all’università ma rifiutò una promozione perché, disse, non voleva regalare
ancora più soldi allo Stato con le tasse». Non si preoccupò mai del denaro,
«perché sosteneva che nell’universo arriva sempre esattamente ciò di cui hai
bisogno, nel momento giusto».
Le Rolls Royce?
«Arrivarono perché la sua comunità attirava anche gente ricca, e ciascuno metteva in comune ciò che aveva: gli avvocati gestivano gratis i problemi della comunità, i muratori costruivano, i medici curavano, i docenti di varie discipline insegnavano e, ovviamente, chi aveva soldi, donava soldi».
«Arrivarono perché la sua comunità attirava anche gente ricca, e ciascuno metteva in comune ciò che aveva: gli avvocati gestivano gratis i problemi della comunità, i muratori costruivano, i medici curavano, i docenti di varie discipline insegnavano e, ovviamente, chi aveva soldi, donava soldi».
Secondo Osho, «il denaro e il lusso sono un mezzo come un
altro, possono esserci o meno, ma non devono intaccare la serenità interiore,
che invece si acquista con altri mezzi». Insegnava ad amare la vita, ma non ne
era attaccato. Lo dimostrano le testimonianze dei seguaci che raccontano la sua
ultima notte: rifiutò l’assistenza del medico personale.
«E’ il momento che me
ne vada», disse. «Inutile forzare ancora le cose. Ormai soffro troppo, in
questo corpo».
Per Franceschetti, dunque, «Osho faceva paura perché il sistema
massonico in cui viviamo si basa su due fondamenti, la paura della morte e la
paura della perdita economica».
Senza queste paure, il potere, che vive di minacce dirette o indirette (se ti opponi perderai il lavoro, perderai la vita, perderai l’onore perché ti infagheremo) non potrebbe resistere.
Senza la paura della morte (tua e dei tuoi cari) svanisce anche il ricatto familiare che si riassume nella frase: non ti opporre al sistema, se tieni alla tua famiglia.
A questo sistema la comunità Franceschetti di Osho contrapponeva un modello alternativo, basato sul mutuo aiuto: baratto e libero scambio di beni e competenze quotidiane, senza mercificazione.
Senza queste paure, il potere, che vive di minacce dirette o indirette (se ti opponi perderai il lavoro, perderai la vita, perderai l’onore perché ti infagheremo) non potrebbe resistere.
Senza la paura della morte (tua e dei tuoi cari) svanisce anche il ricatto familiare che si riassume nella frase: non ti opporre al sistema, se tieni alla tua famiglia.
A questo sistema la comunità Franceschetti di Osho contrapponeva un modello alternativo, basato sul mutuo aiuto: baratto e libero scambio di beni e competenze quotidiane, senza mercificazione.
«Anche dal punto di vista religioso, Osho poteva far paura»,
conclude Franceschetti. «Non ha fondato una sua religione, né si ispirava ad
una religione particolare. Nei suoi libri e nei suoi discorsi utilizzava il
Vangelo quando parlava a persone cattoliche, i Sutra buddisti quando parlava a
buddisti, i Veda indiani quando parlava a induisti, e attingeva da fonti
ebraiche, sufi e chassidiche».
Tra i tanti libri, scrisse anche “Le lacrime
della Rosa mistica”, quella a cui si ispirano i Rosacroce. «Si possono leggere
i suoi scritti, quindi, pur restando buddisti, cristiani, o ebrei. Ma dava una
lettura dei testi sacri più moderna e al passo coi tempi, il che poteva far
paura a coloro che ancora ragionano con schemi che risalgono a migliaia di anni
fa, e che usano la religione come uno strumento per tenere sotto controllo le
menti degli adepti».
Osho, in altre parole, «fu ucciso per lo stesso motivo per
cui furono uccisi altri leader spirituali famosi, come Gandhi e Martin Luther
King».
Soprattutto, «fu ucciso per la stessa ragione per cui vengono uccisi tutti quelli che si ribellano al sistema denunciandolo fin nelle fondamenta, dai cantanti, agli scrittori, ai registi, ai magistrati, ai giornalisti».
Soprattutto, «fu ucciso per la stessa ragione per cui vengono uccisi tutti quelli che si ribellano al sistema denunciandolo fin nelle fondamenta, dai cantanti, agli scrittori, ai registi, ai magistrati, ai giornalisti».
Il
potere aveva ragione di temerlo: «La diffusione delle idee di Osho poteva
contribuire a scardinare il sistema».
Se non altro, il suo pensiero non è andato perduto: lo testimonia la continua ristampa dei suoi libri, sempre più diffusi. «Per certi versi, Osho è più vivo che mai».
Se non altro, il suo pensiero non è andato perduto: lo testimonia la continua ristampa dei suoi libri, sempre più diffusi. «Per certi versi, Osho è più vivo che mai».
MJ faked his death to expose the NWO..That's why no more news & rumors, that's why MJ Memorial TRIBUTE 25.06.2010 at OLIMPIC STADIO Rome was cancelled
RispondiEliminahttps://www.facebook.com/Michael-Jackson-La-FINTA-Morte-ILLUMINATI-1066402416713959/?fref=ts
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http://mjacksonlafintamorte.altervista.org/omaggi-subliminali-a-michael-jackson-a-sanremo-2016/
Sono molto grato a Rick Simpson Olio di cannabis. Sono Russel Veronica che vivo in Italia, a Roma. Mi è stato diagnosticato un tumore al tumore al cervello a dicembre 2016 e da allora ho fatto chemio e radiazioni che non mi hanno aiutato, ma hanno solo danneggiato il mio sistema immunitario e mi hanno reso debole. Ho trovato l'e-mail di Rick e ho letto molto del suo olio di Cannabis e ho visto diversi post di Rick Simpson che avrebbe potuto fornire pazienti malati di cancro con Cannabis Oil senza indugio, lo ho contattato tramite e-mail per ordinare questo farmaco, per il mio più grande sorpresa l'olio di cannabis è stato consegnato entro 3 giorni, in questo momento posso dirti che 8 mesi non ho mai avuto alcun dolore e sono appena andato per il test e il medico ha confermato che non c'è più traccia di alcun cancro, ora. Ho vissuto una trasformazione totale nella mia vita con i farmaci a base di olio di cannabis. Ora sono completamente guarito dal cancro. Mandategli un'e-mail per la vostra cura. Mail: Ricksimpsoncannabishemoil@gmail.com
RispondiEliminaI migliori saluti,
Veronica Russell