martedì 19 dicembre 2017

Addio Spelacchio! Morto per i capricci del Natale Capitalista


Addio 'spelacchio', il Comune ammette: l'albero di Natale è ufficialmente secco


Questo splendido esemplare di Abete Rosso, sradicato dalla sua "casa" in Val di Fiemme (Trentino) per essere venduto a Roma come addobbo natalizio.

Ne danno il triste annuncio i media di tutto il mondo, ipocritamente commossi per la morte dell'albero, come non fosse ugualmente destinato a morire e ad essere fatto appezzi non appena fosse passato il Natale.

Vi siete mai chiesti quanto possa costare alle casse pubbliche il trasporto di un albero di simili dimensioni dal Trentino fino a Roma? Per cosa poi? Per festeggiare il Natale, non sarebbe stato molto più sensato utilizzare quei soldi per aiutare gli italiani in difficoltà? I terremotati? Gli alluvionati? I barboni che muoiono al freddo e nell'indifferenza generale?



Il Messaggero riporta il seguente titolo:

Roma, «Spelacchio è nato morto»: indagine su chi l'ha ucciso.



Secondo voi chi lo ha ucciso? Il vento? Un virus? 
Paolo Bonolis o forse l'operaio che lo a tagliato su commissione di chi voleva quell'albero a Roma?

Dobbiamo aspettarci un edizione speciale di Studio Aperto dedicata a questo povero albero abbattuto? Io credo invece che l'albero, morendo, abbia voluto finire in croce proprio come fece Gesù Cristo, per dimostrare all'umanità che dopo 2017 anni non è ancora cambiato niente, accecati da capricci stupidi giustifichiamo la distruzione della Natura, tagliamo alberi, li carichiamo su camion e gli facciamo fare centinai di chilometri per usarli come addobbi temporanei, dove basterebbe molto semplicemente trapiantare un albero per ogni piazza.

L'albero è morto perché voleva morire prima del suo tempo, rifiutandosi di contribuire al decoro capitalista di un mondo sull'orlo dell'abisso.




Sapete che gli alberi parlano? Essi lo fanno! 
Parlano tra di loro e loro vi parleranno se solo voi li ascoltate. 

Il guaio dei bianchi è che loro non ascoltano! 
E così non hanno mai ascoltato gli indiani come non ascoltano le altre voci della natura. Ma vi assicuro, gli alberi mi hanno insegnato molto: sul tempo, su- gli animali, sul Grande Spirito.  
    
                                                                                                                    Tatanga Mani Assiniboine - Indiano d'America



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