venerdì 29 dicembre 2017

Addio città, addio civiltà, me ne ritorno in Natura a fare il selvaggio



Un ragazzo italiano di 28 anni mi ha inviato questa lettera, mi ha chiesto di condividerla con voi


Adorati fratelli,

Voglio informarvi che mi sono trasferito in un luogo remoto della Terra, lontano da fabbriche sputaveleno, da strade trafficate e da città che seppelliscono il verde ai miei occhi.

Ho deciso di vivere nel cuore di una Natura ancora incontaminata, in compagnia di alcuni esseri umani che si sentono ancora tutt’uno con l’ambiente che li circonda.

Il caos del mondo moderno ormai è per me solo un ricordo, ma temo il giorno in cui la civiltà arriverà anche in questo piccolo angolo sperduto a bussare alle porte.

Se quel giorno verrà, sarò felice di sacrificare la mia vita per difendere questo luogo e questa gente.



La mia vita ora è semplice e serena.
La mattina all'alba ognuno di noi si reca nel suo angolo segreto per meditare e ringraziare il creato per tutto ciò che ci offre quotidianamente.

Finita l’ora di meditazione, ognuno di noi dedica il proprio tempo alle proprie passioni e al sostenimento di questa piccola comunità.

C’è chi s’inoltra nei boschi per raccogliere la legna secca e chi si dedica alla cura delle coltivazioni di ortaggi, chi suona la musica, chi scrive poesie e chi dipinge.

A mezzogiorno ci ritroviamo tutti alla grande tavolata, dove mangiamo e ci scambiamo idee o raccontiamo cosa abbiamo fatto durante il mattino.

Le donne lavano i nostri vestiti giù al fiume e poi gli stendono ad asciugare al sole, appendendoli a dei fili sospesi tra gli alberi.
Le nostre case sono piccole e semplici, fatte di legno, fango e argilla.

Non abbiamo serrature alle porte perché nessuno di noi è tanto povero da provare il desiderio di rubare.



La sera ci ritroviamo tutti ancora alla grande tavolata, dove non mancano mai alcuni posti vuoti, casomai passasse qualche avventuriero affamato e bisognoso di ospitalità per la notte.

Finito di cenare i più anziani accendono un fuoco nel mezzo del villaggio e i bambini accorrono per ascoltare le storie avventurose che hanno loro da raccontare.

Questo è il nostro modo di educarli, trasmettendo loro valori e ideali, coraggio e forza, attraverso fiabe, miti e leggende.
Di giorno invece sono le nostre donne a educare i bambini, insegnando loro a scrivere e parlare correttamente. Insegnano loro la matematica, improvvisando compiti divertenti, in modo tale che nessuno si annoi mai.

Quando vogliamo fare l’amore, affidiamo i bambini alla nostra comunità e ci dirigiamo nel bosco per isolarci in una delle case d’incontro. Lì dentro accendiamo le candele e il fuoco se fa freddo, addobbiamo la stanza con tende colorate e bruciamo incenso per profumare l’aria.

In questa terra mi sento davvero ricco, c’è una sorgente dove fare il bagno e rilassare il proprio corpo, ma soprattutto sono circondato da persone che mi amano.

Ho deciso di passare qui il resto della mia vita terrestre, in questo piccolo ma meraviglioso paradiso ancora incontaminato, fino al momento della mia morte, quando il mio spirito abbandonerà questo corpo e farà ritorno da voi.

Un solare e fraterno abbraccio a tutti voi.

1 commento:

  1. aAbbiamo perso una vita sociale, una risorsa giovane ancora inespressa , respinta dal nostro sistema Italiano in schiavitù dei potenti dell'Europa,ha preferito chiudersi n una vita selvaggiamente libera ed agreste...quanti come lui io ho questo desiderio ma è comprensibile data l'età matura ed una vita vissuta in corsa, il bello che mio figlio 10 anni fa ha fatto uguale .povera Italia che ne sarà. ripristinare la leva militare. mandare i giovani del nord a vedere e lavorare al sud e viceversa mischiare le aspirazioni dei nostri giovani e quello che serve farli sentire importanti per la nazione nello sport nel sociale nel territorio da difendere e ristrutturare... ma che ci vuole che nessun politico possa fare politica senza passare da queste esperienze sociali sul nostro territorio.

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