mercoledì 12 agosto 2015

Quando Mussolini testò il "Raggio della morte" di Nikola Tesla



L'antimateria di Nikola Tesla

c’è stato un antico progetto militare teso a realizzare un’arma capace di bloccare a distanza qualsiasi motore di automezzo e soprattutto di annientare truppe nemiche durante un conflitto. È mia opinione che questa nuova possibilità scientifica sia da attribuirsi alla genialità di Nicola Tesla.

Era logico pensare che con armi di questo tipo, le guerre dovessero essere svolte molto diversamente. Per la verità non ce ne sarebbero più state poiché la nazione che avesse avuto un simile armamento, avrebbe vinto qualsiasi battaglia sul nascere...


IL RAGGIO DELLA MORTE ITALIANO

Un altro grande personaggio che arrivò a costruire un sistema capace di generare il famigerato "raggio della morte" fu l’italiano Guglielmo Marconi, la cui figura è stata ripetutamente al centro di discussioni e critiche. Marconi ebbe, infatti, una grandissima intuizione e una gran fede nell’avvenire mondiale della radio, sin dai primi anni dalla sua scoperta. Invenzione che, in effetti, è da attribuire a Nikola Tesla, come stabilito dal tribunale di New York di recente.


LA TESTIMONIANZA DELLA MOGLIE DI MUSSOLINI

Una fonte autorevole d’informazione però è esistita, della quale rimane un’autobiografia. Si tratta di Rachele Mussolini, la moglie del Duce, che nel suo libro "Mussolini Privato" descrive un importante esperimento condotto verso la fine del mese di Giugno 1936 sulla strada che da Roma conduceva ad Ostia.

"Verso la fine di Giugno di quello stesso anno, Benito Mussolini ebbe nuovamente la possibilità di cambiare il corso degli eventi: Guglielmo Marconi aveva messo a punto un’invenzione rivoluzionaria.


Con l’aiuto di un raggio misterioso, poteva interrompere in circuito elettrico dei motori di qualsiasi tipo di veicolo, che funzionassero con un magnete. In altre parole, poteva fermare a distanza automobili e motociclette. Poteva abbattere anche gli aerei. Anche a me capitò, in quei giorni, di vivere una stranissima avventura. Ho parlato di proposito di "avventura vissuta" perché, senza volerlo, io stessa mi trovai ad assistere ad una prova del raggio mentre ero nella mia automobile.

Qualcosa di simile, 
si è ripetuto in Italia nel 2014...


Quel giorno, a pranzo, avevo detto a Benito che nel pomeriggio mi sarei recata ad Ostia per controllare dei lavori che stavano facendo in una piccola proprietà agricola. Mio marito aveva sorriso e mi aveva risposto:

"Trovati sull’autostrada Roma-Ostia fra le tre e le tre e mezza. Vedrai qualcosa che ti sorprenderà...". Ero sola con l’autista, un poliziotto in borghese dei servizi di sicurezza. Durante la prima parte del percorso, tutto andò bene. Sull’autostrada, benché fosse in funzione già da parecchi anni (dal 1929 o dal 1930, credo), non c’era molto traffico: in quel periodo non tutti potevano permettersi un’automobile. Eravamo a circa metà strada, quando il motore si fermò.

L’autista scese brontolando, e infilò la testa nel cofano della macchina. Frugò, avvitò, svitò, riavvitò, soffiò dentro certi tubi: niente da fare. Il motore non voleva ripartire. Un’altra automobile, che marciava nella nostra stessa direzione, si fermò poco più avanti. Il conducente scese e andò anche lui a mettere il naso nel motore. Poi, come succede dappertutto in casi simili, si mise a discutere col suo compagno di sventura, cioè col mio autista.

Qualche centinaio di metri più avanti, ma nel senso contrario, altre automobili si erano fermate, e anche delle motociclette. Ero sempre più incuriosita e ripensai a quello che mi aveva detto mio marito a pranzo. Guardai l’orologio: erano le tre e dieci. A dir la verità, non ci capivo niente, ma una cosa era certa: attorno a noi, in entrambi i sensi dell’autostrada Roma-Ostia, per alcune centinaia di metri, tutto ciò che funzionava a motore era in panne.

Chiamai l’autista e gli dissi: "Aspettiamo fino alle tre e mezza. Se l’auto non vorrà ripartire, chiameremo un meccanico". "Ma, Eccellenza, sono solo le tre e un quarto! Perché dobbiamo aspettare fino alle tre e mezza, se riesco a trovare prima il guasto?". "Certo... certo". Alle tre e trentacinque gli chiesi di riprovare. Beninteso, il motore ripartì al primo colpo. Gli altri conducenti che si trovavano vicini a noi, vedendo la nostra automobile ripartire, fecero la stessa cosa: tutto funzionava come se niente fosse accaduto..

La sera a cena, notando che mio marito mi osservava con un sorrisetto, gli raccontai la storia della panne collettiva..

Infine mio marito disse: " Questo pomeriggio hanno fatto un esperimento in alcuni punti dell’autostrada Roma-Ostia

Mi disse: "Sai, Rachele, questo pomeriggio hai assistito ad un esperimento segretissimo. È un’invenzione di Marconi che può dare all’Italia una potenza militare superiore a quella di tutti gli altri paesi del mondo"



"Il raggio - precisò - è ancora in fase sperimentale. 
Marconi sta continuando le ricerche. Come puoi bene immaginare, se riuscirà a realizzarla, l’Italia avrà in mano, in caso di guerra, un’arma tale da bloccare ogni movimento del nemico e praticamente renderci invincibili". Mi mancava il respiro. Sapevo di cosa era capace Guglielmo Marconi...

MA POI..

Quattro anni dopo eravamo in guerra. Il "raggio della morte" avrebbe potuto cambiare il nostro destino se l’Italia lo avesse posseduto. Ma, purtroppo, le cose si erano avviate per un’altra strada. Sua Santità Pio XI, terrificato da questa scoperta e dall’enorme portata che poteva avere, chiese a Marconi di non proseguire le ricerche e, se possibile, addirittura distruggere i risultati già acquisiti.

Marconi, che era molto affezionato a Benito ed era un sincero fascista, gli aveva fedelmente riferito il colloquio con il Papa e gli aveva chiesto che posizione doveva prendere di fronte al caso di coscienza che si poneva alla sua fede di cattolico. Benito non voleva rendersi nemico il Papa della Conciliazione né andar contro agli scrupoli religiosi di Marconi. Inoltre il mondo era in cerca di pace e non di guerra e le ricerche di Marconi erano costosissime. Optò quindi per autorizzare la sospensione delle ricerche, ma non la distruzione della scoperta. L’anno dopo, il 1937, Marconi improvvisamente morì..."


MARCONI E IL VATICANO

Effettivamente Marconi ebbe rapporti molto stretti col Vaticano, non solo per aver istallato la prima stazione radio nell’Aprile del 1933 ma soprattutto per aver ottenuto nel 1929 l’annullamento del suo matrimonio dalla Sacra Rota. All’epoca questo fatto rappresentò un evento clamoroso per l’opinione pubblica e perciò fu sempre riconoscente e disponibile nei confronti del Papa.

A parte questi retroscena, all’epoca si misero in circolazione notizie preoccupanti su questo raggio della morte. Si affermò che in un pascolo dei castelli romani, dove lavoravano ricercatori dell’Università di Pisa, fu trovato stecchito un intero gregge di pecore. Si disse poi che nella maremma toscana vennero fermati i motori di due aerei in volo e che altri due aeroplani senza piloti a bordo fossero esplosi in un impressionante bagliore di luce.

Lo stesso Duce del resto lo confermerà il 20 Marzo 1945 al giornalista Ivanoe Fossati, che lo intervistò nell’isoletta di Trimellone, sul lago di Garda, di fronte a Gargnano: "È vero, sulla strada di Ostia, ad Acilia, Marconi ha fermato i motori delle automobili, delle motociclette, dei camion. L’esperimento fu ripetuto sulla strada di Anzio. Ad Orbetello, apparecchi radiocomandati furono incendiati ad oltre duemila metri d’altezza.


IL COLLABORATORE SEGRETO

C’è stato però un altro ricercatore che ha conosciuto il Guglielmo Marconi segreto. Il suo ruolo è stato quello di aiutante nascosto, o per meglio dire non ufficiale, di un collaboratore silente ma prolifico d’idee e di sperimentazioni.


Questo signore si chiama Pier Luigi Ighina.




Informatevi su chi è stato Pier Luigi Ighina, in rete troverete il video della sua famosa "macchina della pioggia" ed altre strepitose invenzioni !

Tratto da: https://www.facebook.com/188189217954979/photos/a.189759504464617.41582.188189217954979/557042094403021/?type=1&theater

4 commenti:

  1. CREDO CHE SIA POSSIBILE, UN RAGGIO SIMILE !

    RispondiElimina
  2. È possibile, il problema è che oggi fare questi esperimenti costa moltissimo e molti dei componenti necessari, come dire, quasi non si trovano... il tutto è ovviamente voluto

    RispondiElimina
  3. È possibile, il problema è che oggi fare questi esperimenti costa moltissimo e molti dei componenti necessari, come dire, quasi non si trovano... il tutto è ovviamente voluto

    RispondiElimina
  4. Ma se Ighina conosceva questi segreti, come mai è sopravvissuto? Non è che è rimasto per sviare ulteriori ricerche sul tema? Non sono un complottista a tutti i costi, però di queste ricerche non si è più saputo nulla, e nonostante ricercatori indipendenti si siano rivolti al problema, non ne hanno cavato nulla, che io sappia.

    RispondiElimina