Ti sei mai chiesto perché nessuno reagisce di fronte
all’infame ondata di oppressione e abuso di ogni tipo che stiamo subendo? Non
rimani perplesso del fatto che non succede assolutamente nulla, viste le tante
rivelazioni di casi di corruzione, ingiustizia, ruberie e prese in giro della
legge e della popolazione in genere, alla quale si è rubato letteralmente il
presente e il futuro? Ti sei mai chiesto perché non scoppia una rivoluzione di
massa e perché tutti sembrano essere addormentati e ipnotizzati?
In questi ultimi anni ogni tipo di informazioni che dovrebbe
aver danneggiato la struttura del Sistema fino alle sue fondamenta, è stata
resa pubblica, eppure questa stessa struttura continua a essere intatta senza
neppure un graffio superficiale.
Questo rende palese un fatto veramente
preoccupante che sta sotto il nostro naso e al quale nessuno presta attenzione.
Il fatto che CONOSCERE LA VERITA’ non importa a nessuno,
sembra incredibile, ma i fatti lo confermano giorno dopo giorno.
L’informazione non è rilevante.
Rivelare i più oscuri segreti e renderli di dominio pubblico
non produce nessun effetto, nessuna risposta da parte della popolazione per
quanto i segreti siano terribili e scioccanti.
Per decenni abbiamo creduto che chi lottava per la verità,
gli informatori capaci di svelare fatti nascosti o mettere in piazza i panni
sporchi potevano cambiare le cose, potevano alterare il divenire della storia.
Siamo cresciuti in realtà, con la convinzione che conoscere
la verità era cruciale per creare un mondo migliore e più giusto e di chi
lottava per rivelare il nemico più grande dei potenti tiranni.
E forse per un periodo è stato così.
Oggi, però, “l’evoluzione” della società e soprattutto della
psicologia di massa ci ha portato a un nuovo stato di cose: uno stato mentale
della popolazione che non avrebbe osato immaginare il più alienato dei
dittatori. Il sogno di ogni tiranno della faccia della terra: non dover
nascondere né occultare niente al suo popolo.
Poter mostrare pubblicamente tutta la sua corruzione,
malvagità e prepotenza senza doversi preoccuparsi di alcuna risposta da parte
di quelli che opprime. Questa è la realtà del mondo in cui viviamo. E se
credete che questa sia un’esagerazione, osservate voi stessi ciò che vi circonda.
Il caso della Spagna è lampante. Un paese immerso in uno
stato di putrefazione generalizzato, divorato fino all’osso dai vermi della
corruzione in tutti gli ambiti:
giuridico
industriale
sindacale
politico (soprattutto)
Uno stato di decomposizione che ha ecceduto tutti i limiti
immaginabili, fino a infettare con la sua pestilenza tutti i partiti politici
in maniera irreparabile.
Eppure, nonostante siano resi pubblici continuamente tutti
questi scandali di corruzione politica, gli Spagnoli continuano a votare per la
maggior parte gli stessi partiti politici.
La cittadinanza ha risposto al massimo con “l’esercitare il
legittimo diritto di manifestazione”, un’attività molto simile a quella che fa
la massa quando la sua squadra di calcio vince una competizione ed esce per
strada a celebrarla.
Nessuno ha fatto niente di effettivo per cambiare le cose,
salvo un piccolo spuntino.
Tutto ciò si impoverisce davanti alla gravità delle
rivelazioni di Edward Snowden e confermate dai governi in causa che ci hanno
detto in faccia alla luce di riflettori che tutte le nostre telefonate , le
attività sui social networks, il nostro navigare in Internet è controllato e
che ci stiamo dirigendo inesorabilmente verso l’incubo del Grande Fratello
vaticinato da George Orwell nel “1984“.
Tutti i mezzi di
comunicazione, i poteri politici e le grandi imprese di Internet implicate
nello scandalo, hanno confermato pubblicamente come un qualcosa di reale e
indiscutibile questo stato di sorveglianza. L’unica cosa che hanno promesso, in
maniera poco convincente e a mezza bocca che non continueranno a farlo…e si
sono permessi anche di darci alcuni dettagli tecnici!
E quale è stata la risposta della popolazione mondiale
quando è stata rivelata questa verità?
Quale è stata la reazione generale
di
fronte a queste rivelazioni?
Tutti continuano ad essere assorbiti dal loro smartphone,
continuano a rotolarsi nel dolce fango dei social network e continuano a
navigare nelle acque infestate di Internet senza muovere nemmeno una falange di
un dito…
A cosa serve, allora, dire la verità?
Nel caso ipotetico che Edward Snowden o Julian Assange siano
personaggi reali e non creazioni mediatiche con una missione segreta, a cosa
sarebbe servito il loro sacrificio?
Che utilità ha accedere all’informazione e rivelare la
verità se non provoca nessun cambiamento, alterazione, trasformazione?
A che serve conoscere in forma esplicita e documentata il
fatto chel’energia nucleare può solo portare disgrazie come dimostrato dai
terribili incidenti di Chernobyl e Fukushima, se queste rivelazioni non
provocano nessun effetto?
A cosa serve sapere che le banche sono enti criminali dediti
al saccheggio di massa, se continuiamo a utilizzarle?
A cosa serve sapere che il mangiare è adulterato e
contaminato da ogni tipo di prodotti tossici, cancerogeni o transgenici, se
continuiamo a mangiarli?
A cosa serve sapere la verità su qualsiasi fatto importante
se non reagiamo per quanto gravi siano le sue implicazioni.
Non inganniamoci da soli per quanto sia duro accettare tutto
questo. Affrontiamo la realtà così com’è…
Nella società attuale, conoscere la
verità non significa nulla
Informare sui fatti che veramente succedono, non ha nessuna
reale utilità; anzi la maggior parte della popolazione è arrivata a un livello
tale di degradazione psicologica che come dimostreremo, la rivelazione della
verità e accedere all’informazione, rafforzano ancora di più la loro incapacità
di risposta e l’inerzia mentale.
La grande domanda è: perchè?
Che cosa ha portato tutti noi
a
quest’apatia generale?
E la risposta, come succede sempre quando ci rivolgiamo
domande di questo tipo, è tra le più inquietanti. Ed è in relazione con il
condizionamento psicologico cui è sottoposto l’individuo della società attuale.
I meccanismi che disattivano la nostra risposta quando accediamo alla verità
per quanto scandalosa possa essere, sono semplici ed effettivi. E sono nella
nostra vita quotidiana.
Tutto si basa su un eccesso d’informazione.
E’ un bombardamento degli stimoli così esagerato che provoca
una catena di avvenimenti logici che finiscono con lo sfociare in un’effettiva
mancanza di risposta: in pura apatia.
E per lottare contro questo fenomeno è bene conoscere come
si sviluppa il processo…
COME SI SVILUPPA IL PROCESSO?
Per prima cosa dobbiamo capire che questo stimolo sensoriale
che riceviamo è carico d’informazioni.
Il nostro corpo è predisposto alla percezione e alla
lavorazione di stimoli sensoriali, ma la chiave del tema sta nella percezione
di carattere linguistico dell’informazione, per linguistico sta a indicare ogni
sistema organizzato con il fine di codificare e trasmettere informazione di ogni
tipo.
Per esempio, ascoltare una frase o leggerla comporta la sua
entrata nel nostro cervello a livello linguistico. Ma lo stesso avviene quando
guardiamo il logo di un’impresa, l’ascolto delle note musicali di una canzone,
guardare un segnale del traffico o udire la sirena dell’ambulanza, tanto per
darvi alcuni esempi…
Oggi, una persona è sottoposta a migliaia di stimoli
linguistici di questo tipo solo durante un giorno; molti li percepiscono in
forma cosciente, ma la grande maggioranza in forma non cosciente che deve
essere elaborata dal nostro cervello.
Potremmo dividere il processo di captare ed elaborare questa
informazione in tre fasi:
percezione
valorizzazione
risposta
Percezione.
Indubbiamente, in tutta la storia dell’umanità, apparteniamo
alla generazione che ha la capacità più grande di elaborare informazioni a
livello celebrale, con potere di differenziare soprattutto a livello visivo e
auditivo.
Man mano che nascono e crescono nuove generazioni
acquisiscono una maggiore velocità di percezione dell’informazione. Una
dimostrazione di quanto affermato la ritroviamo nel cinema.
Guardate un vecchio film western di John Wayne, una scena
qualsiasi di azione per esempio una sparatoria. E poi guardate una scena di
sparatoria o di inseguimento di macchine di un film odierno. Una qualsiasi
scena d’azione di un film attuale è piena di successioni rapidissime di primi
piani di breve durata.
Solo in 3 o 4 secondi si vedranno diverse figure:
il volto del protagonista che guida, quella del compagno che
grida, la mano sul cambio della macchina, il piede che spinge il pedale, la
macchina che schiva un pedone, l’inseguitore che slitta, il cattivo che afferra
la pistola, che spara dal finestrino, ecc… e ogni primo piano sarà durato al
massimo una decina di secondi.
Le immagini si succedono a tutta velocità come gli spari di
una mitragliatrice. Eppure siete in grado di vederle tutte e di elaborare il
messaggio che contengono.
Adesso rivedete il film di John Wayne. Non troverete
successioni di scene a ritmo di mitragliatrice, ma successioni di scene dalla
durata più lunga e con un campo visivo più ampio. Probabilmente uno spettatore
dell’epoca di John Wayne si sarebbe sentito male vedendo un film attuale poiché
non era abituato a elaborare tanta informazione visiva a tale velocità.
Questo
è un semplice esempio del bombardamento di informazioni cui è sottoposto il
cervello di ognuno di noi oggi rispetto a quello di una persona di
cinquant’anni fa.
Aggiungeteci tutte le fonti di informazioni che ci
circondano, come la televisione, la radio, la musica, l’onnipresente
pubblicità, i segnali del traffico, i diversi tipi di abbigliamento che
indossano le persone che incrociamo per la strada e che rappresentano ognuna di
loro, un codice linguistico per il tuo cervello, l’informazione che vedete sul
cellulare, sul tablet, in internet e inoltre i vostri impegni sociali, le
fatture, le preoccupazioni e i desideri che hanno programmato tu avessi, ecc.
ecc. …
Si tratta di un’autentica inondazione di informazione che il
vostro cervello deve elaborare continuamente. Tutto questo con un cervello
della stessa misura e capacità di quello spettatore dei western di John Wayne
di cinquant’anni fa.
Per quanto ne sappiamo, sembra che il nostro cervello abbia
la capacità sufficiente per percepire tali volumi di informazione e comprendere
il messaggio associato a questi stimoli.
Il problema quindi non sta lì. Infatti, sembra che il nostro
cervello ne goda poiché ci siamo trasformati in tossicodipendenti degli
stimoli.
Il problema sembra risiedere nella fase che segue.
Noi ci scontriamo con i nostri limiti quando dobbiamo
valutare l’informazione ricevuta, cioè quando arriva l’ora di giudicare e
analizzare le implicazioni che comporta.
Questo succede perché non abbiamo il tempo materiale per
fare una valutazione profonda di quell’informazione.
Prima che la nostra mente, da sola e con i criteri chele
sono propri, possa giudicare in maniera più o meno profonda l’informazione che
riceviamo, siamo bombardati da un’ondata di stimoli che ci distraggono e
inondano la nostra mente.
E per questa ragione che non arriviamo a valutare nella
giusta misura l’informazione che riceviamo per quanto importanti siano le
implicazioni che comporta.
Per capire meglio tutto questo, utilizzeremo un’analogia
sotto forma di una piccola storia.
Immaginiamo una persona molto introversa che passa la
maggior parte del suo tempo rinchiusa in casa. Praticamente non ha amici e non
intavola relazioni sociali di nessun tipo.
Supponiamo adesso che questa persona vada al supermercato a
comprare una bottiglia di latte e quando va a pagare gli cade per terra e la
rompe causando grande scompiglio e macchiandosi i vestiti sotto gli occhi di
tutti e della cassiera.
Quando questa persona torna a casa, isolata com’è e senza
uno stimolo sociale, darà probabilmente un gran valore a quanto avvenuto al
supermercato.
Si domanderà perché gli è caduto il latte e quale movimento
falso abbia fatto perché questo avvenisse; si domanderà se la colpa fosse sua,
o della bottiglia che era troppo spigolosa; nella sua testa analizzerà lo
sguardo della cassiera e i gesti e i commenti di ogni cliente; osserverà anche
le macchie sui vestiti e tenterà di indovinare ciò che hanno pensato gli altri
di lui.
Si sentirà ridicola e giudicherà quel fatto meramente
aneddotico molto più importante di quanto lo sia stato in realtà. Solo perché
quella situazione ridicola al supermercato sarà il grande avvenimento del
giorno o della settimana. E forse non lo dimenticherà mai per tutta la vita.
Adesso sostituiamo la persona introversa e senza relazioni
con un modello opposto.
Una persona estroversa che passa tutto il giorno circondata
da una gran quantità di persone e di fatti, interagendo freneticamente con
clienti e compagni di lavoro, che parla al telefono, organizza incontri,
compra, vende, fa riunioni, ride, si arrabbia e termina la giornata bevendo un
bicchiere con gli amici.
Supponiamo che questa persona va a comprare il latte e anche
a lei cade la bottiglia causando un gran scompiglio e macchiandosi i vestiti.
La sua valutazione dell’accaduto sarà solo aneddotica poiché
rappresenta un evento in più tra tutti quelli a carattere sociale che
sperimenta durante la giornata. E in poche ore se ne sarà dimenticata.
Una persona della società attuale, assomiglia molto al
secondo modello, sottoposta a una grande quantità di stimoli sensoriali,
sociali e linguistici.
Per noi, ogni informazione ricevuta è rapidamente digerita e
dimenticata, portata via dalla corrente incessante dell’informazione che entra
nel nostro cervello come un torrente.
Perché viviamo immersi nella cultura del “twit”, un mondo
dove ogni riflessione su un evento dura 140 caratteri. E questa è la profondità
massima cui arriva la nostra capacità di analisi.
E’ per questa ragione, per la nostra impotenza di valutare e
giudicare da soli il volume di informazione al quale siamo sottoposti, che
l’informazione che ci è trasmessa, porta incorporata l’opinione che dobbiamo
averne, cioè quello che dovremmo pensare dopo aver realizzato una valutazione
approfondita dei fatti, cioè chi emette l’informazione risparmia al ricevente
lo sforzo di dover pensare.
Questo è il procedimento che utilizzano i grandi mezzi di
comunicazione e in un mondo di individui autenticamente pensanti sarebbe
tacciato di manipolazione e lavaggio del cervello.
La televisione è un esempio lampante.
L’esempio degli
onnipresenti incontri politicidove gli ospiti sono presentati come
“opinionisti”. La loro funzione è generare l’opinione che noi dovremmo
costruire da soli.
Così il bombardamento di informazione continuo e incessante
nel nostro cervello ci impedisce di giudicare adeguatamente il valore dei
fatti, con un criterio nostro. Ci toglie il tempo che dovremmo avere per
soppesare le conseguenze di un avvenimento e lo frammenta in pezzettini da 140
caratteri e lo trasforma in un giudizio breve e superficiale.
Risposta.
Una volta che la valorizzazione personale dei fatti è
ridotta alla minima espressione, entriamo nella fase decisiva del processo,
quella che è priva della nostra risposta.
Qui entrano in gioco le emozioni e i sentimenti, il motore
di ogni risposta e azione.Frammentando e riducendo il nostro tempo, riduciamo
la carica emotiva che associamo all’informazione.
Osserviamo le nostre reazioni: possiamo indignarci molto nel
vedere una notizia in un notiziario, per esempio lo sgombero forzato di una
famiglia senza mezzi, ma dopo pochi secondi siamo bombardati da un’informazione
diversa che porta verso un’altra emozione superficiale e diversa che ci fa
dimenticare la precedente.
Per esprimere questo in forma grafica e chiara: la nostra
capacità di giudizio e di analisi è pari a un “tweet”, la nostra risposta
emotiva è pari a un emoticon.
E qui sta la chiave.
Qui rimane disattivata la nostra possibile risposta. Per
capire meglio, torniamo all’analogia della persona introversa ed estroversa che
rompeva la bottiglia di latte al supermercato.
La persona introversa chiuse nel suo mondo che ha dato un
valore più profondo ai fatti avvenuti al supermercato continuerà a rimuginarci
sopra più volte.
Non dimenticherà facilmente le emozioni legate al ridicolo
che ha provato in quel momento e con molta probabilità esporre continuamente le
proprie emozioni finirà con provare un certo imbarazzo solo a ripensarci.
E’ possibile che non torni per un certo periodo a fare spesa
in quel supermercato, anche se implica il fatto di dover andare più lontano a
comprare il latte; arriverà anche a provare repulsione per il luogo e le
persone che l’hanno reso ridicolo.
L’energia emotiva che ha messo su questo fatto concreto
diventerà una reazione effettiva per il fatto. Invece, la persona estroversa
tornerà al supermercato senza nessun problema poiché mentalmente quanto
accaduto, non ha rilevanza emotiva; tuttalpiù arrossirà al vedere la cassiera o
qualche cliente. La persona estroversa non intraprenderà azioni effettive e
tangibili che derivano dal fatto della bottiglia di latte.
Oltre le valutazioni fatte su questi personaggi inventati,
questi esempi ci servono per dimostrare che il bombardamento incessante
dell’informazione cui siamo sottoposti finisce con lo sfociare in una
frammentazione della nostra energia emotiva e perciò finiamo col dare una
risposta superficiale o nulla.
E’ una risposta che per il momento in cui viviamo intuiamo
che dovrebbe essere molto più contundente eppure non arriviamo a darla perché
ci manca l’energia sufficiente per farlo. E tutti guardiamo disperati gli altri
e ci domandiamo: “Perché non reagiscono? Perché non reagisco?”
E questa impotenza alla fine diventa una sensazione di
frustrazione e di apatia generale. Questa sembra essere la ragione per cui non
avviene una Rivoluzione quando per la logica dei fatti dovrebbe essere già
scoppiata. Si tratta quindi di un fenomeno psicologico. Questo è il meccanismo
di base che interrompe ogni risposta della popolazione davanti ai continui
abusi che riceve.
E’ la base sulla quale si poggiano tutte le manipolazioni
mentali cui ci sottopongono oggi E’ il meccanismo psicologico che rende la
popolazione docile e sottomessa.
Potremo riassumere il tutto così:
L’eccessivo bombardamento di informazioni ci impedisce di
avere il tempo necessario per dare il giusto valore a ogni informazione
ricevuta e, di conseguenza, associarla a una carica emotiva sufficiente per
generare una reazione effettiva e reale.
COSPIRAZIONE O FENOMENO SOCIALE?
Non ha importanza se tutto questo fa parte di una grande
cospirazione atta a controllarci o se siamo arrivati a questo punto per via dell’evoluzione
della società, perché le conseguenze sono esattamente le stesse:
i più potenti faranno il possibile per mantenere attivi
questi meccanismi e fomenteranno anche il suo sviluppo secondo le loro
potenzialità solo perché ne ricevono benefici.
Rivelare la verità, in effetti, favorisce questi meccanismi.
Ai più potenti non importa mostrarsi come sono o svelare i
propri segreti per quanto sporchi e oscuri siano. Rivelare queste verità
occulte contribuisce in gran parte all’aumento del volume di informazione con
il quale siamo bombardati.
Ogni segreto portato alla luce produce nuove ondate di
informazioni che possono essere manipolate e rese tossiche con l’aggiunta di
dati falsi, contribuendo così alla confusione e al caos dell’informazione e da qui
arrivano nuove ondate secondarie di informazioni che ci stordiscono ancora di
più e ci fanno sprofondare di più nell’apatia.
Se combattiamo quest’apatia, frutto della poca energia
emotiva con cui cerchiamo di rispondere, con le tremende difficoltà che il
sistema ci mette davanti quando è il momento di punire i responsabili, si
generano nuove ondate di frustrazione sempre più forti che ci portano passo
dopo passo alla resa definitiva e alla totale sottomissione.
Non ponetevi nessun dubbio: alle persone che ostentano il
potere interessa bombardarvi con enormi volumi di informazioni il più
superficiali possibili; perché una volta instaurata questa forma di interagire
con l’informazione ricevuta, tutti noi ci trasformeremo in persone dipendenti
da questo incessante scambio di dati.
l bombardamento di stimoli è una droga per il nostro
cervello che ha bisogno di sempre più velocità per lo scambio di informazioni
ed esige meno tempo per poterle vagliare.
Succede a tutti noi: ci costa sempre più fatica leggere un
lungo articolo pieno di informazioni strutturate e ragionate. Abbiamo
l’esigenza che sia stringato, più veloce, che si legga in una sola riga e che
si possa ingerire come una pasticca e non come un lauto pranzo.
Il nostro cervello si è trasformato in un tossicodipendente
da informazione rapida, in un drogato avido di continui dati da ingerire
pensati e analizzati da un altro cervello in modo che noi non dobbiamo fare lo
sforzo di fabbricare una nostra opinione complessa e contraddittoria.
Il fatto è che noi odiamo il dubbio perché ci obbliga a
pensare. Non vogliamo farci domande. Vogliamo solo risposte rapide e facili.
Siamo e vogliamo essere antenne riceventi e replicanti di informazioni come
meri specchi che riflettono immagini esterne. Gli specchi però sono piani e non
hanno vita propria, tutto quello che riflettono viene da fuori.
L’essere umano a gran velocità si sta dirigendo verso quello
stato di fatto. Lo permetteremo?
CONCLUSIONE
Tutto quanto è stato scritto, forse non lo avreste voluto
ascoltare. E’ poco stimolante ed è qualcosa di complicato e farraginoso, ma le
complesse realtà non possono essere ridotte in un titolo ingegnoso di tweet.
Per intraprendere una profonda trasformazione del mondo, per
iniziare un’autentica Rivoluzione che cambi tutto e ci porti verso una migliore
realtà, dovremmo discendere nelle profondità della nostra psiche, fino alla
sala macchine, dove si muovono tutti i meccanismi che determinano le nostre
azioni e i nostri movimenti.
E’ lì che si risolve l’autentica guerra per il futuro
dell’umanità.
Nessuno ci salverà facendo da un pulpito dei proclami
brillanti e delle promesse per una società più giusta ed equa. Nessuno ci
salverà raccontandoci una verità presunta o rivelandoci i segreti più oscuri
dei poteri occulti.
Come abbiamo visto, l’informazione e la verità non sono
importanti perché i nostri meccanismi di risposta sono invariati. Dobbiamo
scendere fino a loro e ripararli; e per fare ciò dobbiamo sapere come
funzionano. E non sarà necessario fare un complesso corso di psicologia:
osserviamo con attenzione e ragioniamo da soli e potremo raggiungere il
risultato.
Non si tratta di qualcosa di esoterico o basato su strane
credenze dal carattere Mistico, Religioso o New Age. E’ pura logica: non c’è
rivoluzione possibile senza una profonda trasformazione della nostra psiche a
livello individuale perché la nostra Mente è programmata dal Sistema.
Per cambiare quindi il Sistema che ci imprigiona, prima lo
dobbiamo disinstallare dalla nostra mente.
Sara come scrivi; sara perché siamo troppi; asuefatti; indolenti; menefregisti di tutto e di tutti; la verita é che purtroppo é cosi:::Cosa faccio io? Da anni non guardo la tv; sono vegetariana; scelgo cosa leggere su internet ( ma vedi che siamo anche noi intrapolati e schedati su uinternet; non c é scampo ); cerco un posto dove vivere in campagna con animali e un orto; ma non lo trovo: Mi rifiuto di pagare tasse; tra un po non avro luce e tlf; non seguo le mode; ma credo che non serve a nessuno cio che sono o che faccio:Se vivessi un un accampamento sarebbe facile:Vivere in una citta cosi é impossibile:Ti isolano; ti evitano; ti guardano male ( aggiungi che sono anche straniera_anche se vivo in Italia da trentanove anni ):
RispondiEliminanon aggiungo altro: Ti auguro una buona vita; io posso solo cambiare gli occhi (i miei ) che guardano il mondo!
ti ammiro per il coraggio che dimostri e ti auguro tanta fortuna nel tuo cammino
Eliminahai coraggio e biogna trovare persone simili, mai da soli
EliminaE' proprio vero l'iper informazione ci toglie la possibilita' di assimilare le informazioni e elaborare una risposta emotiva adeguata. Per me l'unica soluzione e' rinunciare a cio' che viene definito "informarsi" per dedicarsi a vivere. Chi voleva ha gia' abbondantemente avuto la possibilita' di accumulare tutta l'informazione necessaria per capire che l'unica cosa che vuole l'oligarchia e' un gregge inconsapevole e manipolabile. Per me l'unica informazione che vale e' quella che ci permette di capire come curarci naturalmente e come ristabilire il nostro equilibrio psichico. Dobbiamo investire le nostre energie in fare, creare e condividere conoscenze e beni. Dobbiamo creare alternative valide a questo sistema malato, essere esempi, non impelagarci in questioni retoriche, che come bene spieghi non hanno possibilita' di essere recepite dal gregge. Coltiviamo il nostro cibo, la nostra medicina, compartiamo la conoscenza, creiamo cammini praticabili, alternativi. Io e tanti altri lo stiamo facendo da anni e l'evoluzione essendo nella sua essenza positiva, non puo' far altro che fomentare questo cammino per l'umanita'. Non serve che la totalita' dell'umanita' si illumini per avere il salto evolutivo, e' stato dimostrato che quando una porzione di rappresentanti di una specie evolve, trascinera' nel salto evolutivo tutta la specie. La consapevolezza si espande, non si puo' fermare!
RispondiEliminaTutto un lungo articolo per dire che l'informazione a martello riesce a condizionare il nostro cervello al punto di non farci reagire . Mah! Non sono d'accordo. Se non abbiamo alcuna reazione alle schifezze che a cui assistiamo giornalmente e che provengono soprattutto dalla politica è perchè nel mondo vi è una carenza spaventosa di valori. Chi ci sgoverna non pensa più al benessere della collettività ma al proprio tornaconto e questo deriva da un sistema corruttivo che si è perpetuato nel tempo a dismisura senza che ci fosse un efficace sistema di controllo e un altrettanto efficace sistema educativo sin dalla prima infanzia delle nostre passate generazioni. In buona sostanza e, senza dilungarmi molto per non appasantire il commento, si vuol dire che non si è intervenuto efficacemente sia nelle famiglie che nella scuola a porre in essere quelle condizioni necessarie a portare nel giusto alveo le nostre generazioni. E allora cosa fare? Allo stato attuale si può fare poco e niente. Ma non bisogna mai abbandonare il discorso dei valori. Occorrerà iniziare dall'A-B-C per far si che le future generazioni abbiano una mentalità diversa dalla Nostra. La scuola ha un ruolo primario in questa trasformazione. Chiaramente ci vorranno salti di generazione prima che si possano raccogliere dei frutti.Finisco qui ma il discorso è molto più lungo e contorto. A mio avviso il martellamento dell'informazione non c'entra niente con la mancata reazione ad uno stato di cose ormai radicato da secoli. Il nostro cervello è perfettamente in grado di operare le giuste selezioni. Ripeto alla base vi è solo un fatto educativo e di costume che va rimosso. Tutto il resto è poesia... Saluti da Fernando
RispondiEliminala poesia è l'incanto a cui sottoporci per conoscerci veramente e nella profondità. biogna rivolgersi ai grandi pensatori del passato e cominciare a studiarli.
EliminaNon scegliere a caso... se cerchi bene c è il prodotto giusto per te. Prova lampada a luce solare bottiglia. Vai su http://www.vitalbios.com/A/MTQ4NjIyMDQ2NywwMTAwMDA0OCxsYW1wYWRhLWEtbHVjZS1zb2xhcmUtYm90dGlnbGlhLmh0bWwsMjAxNzAzMDQsb2s=
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