lunedì 26 dicembre 2016

Alice nel Paese delle Meraviglie? Una storia vera tra pedofilia e psichedelia.

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La Vera Storia 
di Alice nel Paese delle Meraviglie.


Pedofilia: oggi la chiamano così, la condannano e ne cercano i colpevoli dietro milioni di schermi dai mille colori, computer sparsi dovunque nel mondo.

Ma quella che c'era tra noi non era pedofilia. 
Lui non era un pedofilo: tra noi c'era una profonda attrazione sessuale e chimica, chimica soprattutto. Ci siamo amati alla follia e il mondo intero ha conosciuto le nostre fantasie e visioni, raccontate dalla sua penna, firmate con quello pseudonimo.


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Ci siamo conosciuti quel lontano 25 aprile, lui aveva le mani inguantate e scoprii solo in seguito che quella morbida pelle nascondeva le mani tinte di nero di chi praticava una primitiva arte della fotografia. Mamma era cordiale con lui, ma non più di tanto, per via della sua classe sociale.

(Foto: Charles Lutwidge Dodgson, l'amante di Alice.)


A me invece non importava nulla, mi piaceva il suo sguardo e il suo sorriso, il fatto che tenesse sempre gli occhi addosso a me e mi facesse sentire importante.


Risultati immagini per Alice Pleasance LiddellAmava fotografare noi bambini, o meglio, noi bambine, spesso nude e scriverci lunghe lettere. Ci raccontava sempre storie in cambio di baci e io adoravo sedere accanto a lui sul divano della nostra casa. 
Di me amava la mia carnagione bianca e la mia pelle liscia, i miei capelli sottili.
(Foto: La vera Alice, ovvero Alice Pleasance Liddell .)

Era sempre tanto gentile, soprattutto quando organizzava dei picnic come in quel lontano giugno a Nuneham o in quel fatidico 4 luglio a Godstow, quando abbiamo preso quel particolare squisito tè.


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Nessuno, tranne me conosce la verità.
I suoi infusi erano estratti di digitalis purpurea o di datura stramonium, piante allucinogene che spesso Tenniel era costretto a fare parte del suo disegno dietro richiesta insistente del reverendo.

Spesso portava con sé una specie di funghi tritati, avvolti in piccoli quadratini di carta. Durante l'epoca Vittoriana spesso gli adulti davano a noi bambini estratti di oppio per farci addormentare, per non farci essere vivaci, ma lui no, lui non mi avrebbe mai dato semplice oppio. Amava i suoi estratti strampalati e quei funghi tritati e fu lui a iniziarmi a quest'arte.

Appena dopo che mi conobbe si procurò dell'amanita muscaria tritata in gran quantità, il fungo psicoattivo che produce visioni di piccole fanciulle, in genere fate, usato dagli sciamani messicani per procurarsi le loro visioni.


Risultati immagini per alice paese meraviglie fungoL'amanita muscaria gli procurò visioni bellissime, di un mondo colorato e popolato da tante piccole fate, munite di ali e nude, che volavano da un fiore all'altro, il paese ideale, per chi le bambine le amava così tanto.

Poi un giorno, in gran segreto, decidemmo di fare un grande passo insieme: le leggi Vittoriane non ci avrebbero mai permesso di avere seri rapporti sessuali a causa della mia giovane età, così quel giorno il reverendo portò con sé un po' di amanita muscaria.


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Eravamo soli in casa, non ricordo per quale strana coincidenza, e dopo avere ingerito la polvere del fungo, il nostro viaggio cominciò. 

Insieme ci ritrovammo in una terra meravigliosa, dai colori brillanti, dove i fiori parlavano, i pezzi degli scacchi si animavano e un intero mazzo di carte fungeva da esercito ad una regina svirgolata.



Immagine correlataQuando tornammo in noi ci ritrovammo nel salotto di casa mia circondati dalle solite cose di tutti i giorni, un mazzo di fiori recisi in un vaso, gli scacchi di papà sul tavolino con accanto un mazzo di carte. Tornammo più volte in quella terra, alcune volte con un suo amico che di mestiere faceva il cappellaio, ed era un po' fuori di zucca in quanto respirava ogni giorno grosse quantità di mercurio usato per trattare il feltro dei suoi cappelli.

Con lui ci divertimmo troppo e ci ritrovammo ad un tè con un ghiro narcotizzato, vittima dei troppi oppiacei in uso in quel periodo. Una volta abbiamo persino incontrato un bruco su un fungo magico, fumava un narghilè pieno di una mistura d'oppio.


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Le visioni si susseguivano sempre veloci: vedevamo Dinah, la mia gattina colorarsi di rosa e fucsia e sorridere e poi sorridere e sorridere ancora; potevamo vedere un uovo trasformarsi in un buffo e panciuto signore seduto su un muretto.

Il reverendo raccontava poi le storie tratte dalle avventure da noi vissute ai nostri amici. Quelli erano i nostri "felici giorni d'estate" che mai ritorneranno. Le storie il reverendo le raccontava mettendo sempre me, la sua amata, al centro, rendendomi protagonista delle sue personali visioni, o di quelle che io gli raccontavo di avere avuto.

Le nostre visioni illustrate da John Tenniel e pubblicate da Andrew Macmillan uscirono nel 1865, venendo definite come "un antidoto alla tristezza", ma il reverendo conosceva ben altri antidoti.


Risultati immagini per Lewis CarrollNello stesso anno lo rividi, mentre ero con la mia governante, io nel fiore della mia gioventù e mi fece male sapere che non lo vedevo dal Dicembre di due anni prima.

I miei genitori mi proibirono di vedere il reverendo perché temevano che le sue intenzioni non rimanessero poi tanto caste una volta che io fossi cresciuta.

C'è chi dice che mi abbiano proibito di vederlo perché voleva chiedere la mia mano una volta maggiorenne, ma non è così.
Il reverendo raccontò la verità sui nostri rapporti chimici nel suo diario, come se fosse stato un antenato di Alexander Shulgin, annotando formule ed effetti dati dalle droghe.

Purtroppo nessuno lesse mai quelle pagine di amore, visioni e allucinazioni, perché il nipote del reverendo tagliò con un rasoio le preziose pagine del diario. Parte dei suoi scritti fu invece gettata nel fuoco una volta morto, e nessuno conobbe mai la verità.
Nella sua vita amò tante bambine, ma nessuna quanto me.


Nel 1926 io vendetti la copia originale di "Alice In Wonderland".


Lui mi aveva insegnato che "se limiti le azioni della tua vita a cose per le quali nessuno potrà mai criticarti, non combinerai mai niente".

Lui mi chiamava il suo "Piacere".
Lui si chiamava Charles Lutwidge Dodgson, più conosciuto come Lewis Carroll.

Io mi chiamo Alice Pleasance Liddell e vivo nello specchio...

Fontehttp://www.pergamena.org/narrativ/battist2.htm


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2 commenti:

  1. mamma mia che schifo e che pena....questa bambina senza consapevolezza,perchè i bambini non sono consapevoli di nulla,drogata e iniziata al sesso è sicuramente diventata pazza e ha cominciato ad amare il suo aguzzino malato di mente!

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  2. Ora capisco perchè questa "favola"mi ha sempre fatto venire l'angoscia e non mi spiegavo perchè i personaggi sembravano tutti dei matti isterici!

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