La scelta di Paola Cirio:
"Devo essere io a scegliere, non la malattia.
Andrò a morire in Svizzera"
Sa che la malattia le toglierà il controllo del proprio corpo, ma non la lucidità di poter scegliere il proprio destino. E non aspetterà che sia troppo tardi: abbandonerà l'Italia e approderà in Svizzera dove la attende "la dolce morte", come lei stessa la definisce.
Invia le sue cartelle cliniche a Ginevra, in un centro di Ginevra a cui ha versato diecimila euro. Dopo due mesi, la risposta: "Siamo qui per lei, luce verde". Luce verde, richiesta accolta. Dovrà solo aspettare la chiamata, Paola. Conosce già la procedura, come rivela sulle pagine de La Stampa:
Mandano un’ambulanza a prelevarti e quando arrivi in Svizzera ti fanno parlare con degli psicologi. Cercano di convincerti a non farlo. Se tu insisti loro ti assecondano. Ma io conosco un solo caso in cui qualcuno si è tirato indietro. Ora ho una casa di 70 metri. Ma la preferisco a quella da 700 di uno come Bertone che si permette di dire agli altri che cosa è giusto.
Arrivano aspre ma senza risentimento le parole di Paola nei confronti del binomio religione-politica, per il quale concetti come testamento biologico ed eutanasia sono bestemmie impronunciabili.
La discussione, storica e controversa, sull'eutanasia arriverà a marzo in Parlamento. Sono stati i radicali a imporre il dibattito, la disobbedienza di Marco Capato, Mina Welby e Sos Eutanasia. Paola dice la sua:
In questo Paese sui diritti civili siamo alla preistoria.
La politica è patetica. Io ho deciso di raccontare il mio percorso perché penso non sia giusto che solo chi ha un po’ di soldi da parte possa decidere di crepare con dignità.
Sos Eutanasia si è schierata al suo fianco, portandola in Senato dove, oggi, motiverà la sua scelta. La vita di Paola, dopo che le è stata diagnosticata la malattia, è cambiata drasticamente. Tanto coraggio, ma anche tanta paura per il futuro hanno scandito le sue giornate, al punto di arrivare a pensare di farla finita. La paura l'ha fermata ma le ha dato la forza di lasciare il marito, che la tradiva. Dopo il divorzio, Paola si è sentita esclusa dalla Chiesa, al punto tale da arrivare a non credere più a nulla. Non ha dubbi: si farà cremare e farà spargere le sue ceneri in un bosco svizzero. O in qualsiasi altro posto, non c'è differenza.
Oggi ripensa alla sua vita, vissuta al massimo, ed è convinta più che mai:
Ho molto viaggiato e ho molto visto, dal Laos al Mar Rosso e se ho scelto di andarmene stabilendo io come non è perché ho smesso di amare la terra, è perché voglio impedirmi di odiarla. Il dolore destinato è una punizione ingiusta, perché la dovrei accettare?
Fonte: http://www.huffingtonpost.it/2016/02/18/scelta-paola-eutanasia-svizzera_n_9260674.html?ncid=fcbklnkithpmg00000001
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