venerdì 25 dicembre 2015

Le origini pagane del Natale (ex culto solare)

Il Natale del Sole Invincibile

Il bisogno di ordinare e controllare il tempo, costruendo categorie cronologiche come i giorni, i mesi e gli anni, accomuna un po’ tutta la storia dell’essere umano.

In tutte le grandi civiltà del passato, ma anche del presente, sono stati costruiti calendari più o meno complessi con i quali regolare le attività umane, soprattutto quelle agricole e rituali. 

Strumento principale per elaborare un tale sistema temporale fu l’osservazione degli astri, e il susseguirsi delle stagioni, attività che rientrano in tutta quella serie di pratiche culturali finalizzate a dare un senso al mondo e agli eventi che in esso si manifestano, non solo dal punto di vista pratico ma anche per tutto ciò che concerne l’esperienza del sacro.

Così, tramite il “controllo” del tempo (ma anche dello spazio, con l’invenzione ad esempio dei punti cardinali), l’uomo è riuscito a stabilire simboli e rituali che gli hanno permesso di camminare nella Storia, di avere una propria identità e una collocazione nel mondo. E’ per questo che un importante astro, il Sole, è stato concepito in numerose società quale simbolo – che potremmo definire “universale” – di forza vitale, di creazione e nascita di tutte le cose, ma anche di morte quando si cela al nostro sguardo. 

Il susseguirsi di giorno e notte, di freddo e caldo – fenomeni naturali e ciclici – sono stati razionalizzati dall’uomo attraverso il riconoscimento di determinati periodi, le stagioni. Ad ogni fase di questo percorso eterno e circolare sono stati attribuite determinate qualità,  e specifici rituali con i quali mantenere il loro equilibrio e la loro ripetizione.

LE ORIGINI PAGANE DEL NATALE

Tra queste pratiche ancestrali, che poi hanno preso sempre più la forma di festività soprattutto tra gli strati popolari delle varie società, è possibile inserire la festa che oggi la cultura occidentale e cristiana identifica con il Natale, ma che ha tracce antiche e diffuse in tutto il pianeta: per la scienza e per le religioni pagane è il solstizio d’inverno, in cui la notte è la più lunga di tutto l’anno, e convenzionalmente tale evento viene fissato il 21 dicembre, ma il fenomeno celeste “di inversione apparente del moto solare” si manifesta solo dopo tre, quattro giorni da tale data. 


E’ il periodo dove il sole apparentemente si “ferma” per invertire il proprio moto e in cui è più distante dall’Equatore. 

Simbolicamente questo evento astronomico ha rappresentato il momento in cui il Sole, arrivato nel punto limite della lotta tra luce e tenebra diventa “invicto”, cioè invincibile, e riprende vigore attraverso un nuovo ”natale”, una nuova rinascita: 

Il Natale del Sole invincibile”, come a Roma veniva chiamata tale vittoria mitica del Sole che pone fine alla perenne lotta tra il bene e il male, tra la vita e la morte.

Così, se si guarda alla storia dell’essere umano si scopre che la data del 25 dicembre continua ad essere una ricorrenza ricca di simboli e significati, che hanno accumunato attraverso un filo invisibile gran parte dei miti solari conosciuti. Il natale cristiano non è un prodotto esclusivo di tale religione, ma affonda le sue radici in bagagli culturali antichi come quelli della Mesopotamia, della Persia, della Siria, dell’Egitto, di Roma, ma anche dei Celti e dell’India.

Il Natale come celebrazione insieme del Sole e della nascita, attinge a tradizioni precristiane, a cui la Chiesa ha attribuito l’appellativo di pagane, termine che proviene da “pagos”e significa villaggio


LA TRASFORMAZIONE DELLE DIVINITA' SOLARI NELL'ATTUALE NATALE


A Roma il culto del Sole è stato introdotto ufficialmente quando l’imperatore Aureliano nel 274 d.c. stabilì che il 25 dicembre sarebbe diventato il giorno del “Dies natalis Solis invicti”, e cioè “il Natale del Sole invincibile”, celebrazione fatta adottare dall’imperatore dopo la vittoria nella battaglia di Emesa nel 272 d.c., in cui l’imperatore raccontò che il Dio Sole gli aveva preannunciato la sua vittoria.

Il culto del Sole fu così definitivamente impiantato a Roma, dove l’imperatore trasferì anche la casta sacerdotale di Emesa. Le ragioni che spinsero l’Impero a tale scelta non furono solo ricollegabili ad una vittoria militare ma anche e soprattutto a scelte strategiche. 
Il culto del Sole era infatti diffuso in gran parte del territorio dell’Impero, e per questo rappresentò un importante elemento di unità culturale tra diverse realtà come quelle mediterranee (Egitto, Anatolia), arabiche ed anche celtiche, come pure greche ed italiche. Fu quindi una scelta dalle forti valenze politiche.


E' giunto il momento di vedere come il Natale sia diventato una festa cristiana. Il primo atto formale fu quello dell’Imperatore Costantino che fece coincidere il pagano solstizio d’inverno con la nascita di Cristo, trasformando la festa del Sol Invictus del 25 dicembre in festa cristiana. 


Fu poi canonizzata ufficialmente dalla Chiesa Cattolica nel 337 d.c. ad opera di Papa Giulio I, e nel 354 si menziona per la prima volta in un calendario della liturgia romana la festa del 25 dicembre cristiano. 
Nel 376 venne soppresso il culto di Mitra a Roma per ordine del prefetto. Con l’editto dell’imperatore Teodosio del 392, che diede inizio alle persecuzioni contro i riti pagani, si conclusero in tutto l’Impero le ultime celebrazioni in onore della dea Iside madre di Horus; e con i decreti dell’Imperatore Giustiniano del 536 fu chiuso l’ultimo tempio in onore di Iside in Egitto, dando via libera all’affermazione del Natale cristiano in tutto l’Impero Romano.

Prima di tale canonizzazione, durante il cristianesimo delle origini la nascita di Cristo aveva date diverse: per S. Cipriano cadeva il 28 marzo, per S. Ippolito il 23 aprile, secondo Clemente Alessandrino il 20 maggio, o il 10 gennaio, o il 6 gennaio; quest’ultima data successivamente si affermò in Oriente, e da lì venne utilizzata a Roma fino al cambiamento deciso da Costantino e poi confermato da Papa Giulio I.

Altre Chiese cristiane, come quella ortodossa, copta, armena, continuano invece a celebrarlo il 6 gennaio, dove l’Epifania rappresenta l’Annunciazione della nascita di Cristo.

Anche le Chiese della Riforma, a partire dai Calvinisti, accusarono la Chiesa di Roma di cedimento dei cristiani al paganesimo, ed è innegabile che soprattutto tra i fedeli convertititi al cristianesimo dove era già preesistente una tradizione autoctona tale festività si è a lungo mescolata con elementi delle vecchie religioni cosiddette pagane. 

I cristiani riformati quindi vedevano nel Natale cattolico un ritorno ai culti solari di Babilonia adottati poi anche dai pagani romani. 
Il Parlamento Inglese proibì l’osservazione del Natale, definendola una festa pagana, ed anche nei territori americani conquistati soprattutto dai puritani il Natale non venne festeggiato fino a tempi piuttosto recenti.

Solo durante l’800 il Natale riprese il suo posto come festa cristiana in tutta Europa e in America, arricchendosi di nuovi elementi che hanno caratterizzato il nostro modo di festeggiare il Natale come oggi lo conosciamo. L’albero di Natale, il presepe e tanti piccoli altri particolari ripresi dalla cultura popolare, hanno reso il Natale una festività ibrida, ricca di elementi esterni alla religione cristiana, ma che accomunano in questo modo fedeli con vissuti anche molto distanti tra loro.

Notando tutte queste corrispondenze mitologiche e simboliche diventa chiaro come nell’esistenza del genere umano nulla è nato dall’esperienza di una singola società, ma da simboli e bisogni universali, che hanno reso possibile il continuum storico della nostra specie. 

Proprio per questo il Natale nella modernità dovrebbe rappresentare, oltre che un indiscutibile momento di fede, anche un momento di riflessione sulla nostra identità, o meglio sulle nostre identità plurime, che spesso sono state negate da eventi e scelte soprattutto di carattere politico e sociale, che hanno imposto una visione sul mondo esclusiva e dominante.

Il contatto culturale, e gli scambi che avvengono grazie ad esso, non dovrebbero rappresentare un momento di scontro, o peggio ancora di condanna, ma di una presa di coscienza costruttiva sul nostro passato e il nostro presente, rispettosa di tutte le tradizioni.

Il Natale resta comunque una data magica, che celebra una nuova vita ricca di speranza e assicura all’uomo il necessario rigenerarsi di tutte le cose del mondo, come un fuoco che viene nuovamente ed eternamente alimentato.


Fonte e articolo completohttp://tanogabo.com/il-natale-del-sole-invincibile/

2 commenti:

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