Elon Musk non si ferma più. Dopo la (ormai datata) invenzione della PayPal, la fondazione dell'automobilistica Tesla, il progetto dell'invio di turisti nello spazio grazie a Space X, ora l'imprenditore di origini sudafricane ha un altro obiettivo davanti a sé: unire i computer con i cervelli umani per consentire alla gente di mantenere il passo con i dispositivi elettronici.
Secondo indiscrezioni riportate dal Wall Street Journal, Musk ha di recente fondato la start up Neuralink, che si propone di impiantare piccoli elettrodi nel cervello: il fine, prima o poi, è quello di caricare file e scaricare pensieri (orwelliani? controllati? Stabiliti dal Grande Fratello globale?). Ma l'obiettivo principale, comunque, è quello di sviluppare computer per il cervello per curare le malattie.
Il WSJ cita fonte anonime ma sembra sicuro di quanto afferma. Neuralink avrà sede in California e la conferma dell'esistenza del gruppo è arrivata da Max Hodak, fondatore di Transcript, una azienda che si occupa di portare la robotica all'interno dei laboratori di ricerca. "Neuralink è ancora nella fase embrionale e c'è ancora molto lavoro da fare prima di poterla presentare ufficialmente", ha detto Hodak, che sta appunto lavorando alla fondazione della società. Per ora Musk, invece, non ha voluto commentare la notizia.
L'idea principale di Neuralink è quella di studiare le malattie del cervello e allo stesso tempo evitare "che l'umanità venga sottomessa dalle macchine", scrive il Wall Street Journal. Musk la scorsa estate aveva accennato alle idee che potrebbero essere sviluppate dalla nuova startup. In particolare aveva parlato della possibilità di collegare il nostro cervello con un computer e raggiungere un livello di funzionalità impensabile.
Ma il CEO di Tesla non è l'unico a voler lavorare sul potenziamento artificiale del cervello: esiste anche Kernel, start up finanziata con 100 milioni di dollari da Bryan Johnson, fondatore di una società di pagamenti online. Anche in questo caso lo scopo iniziale è quello di combattere le malattie, per poi iniziare a trasformare il cervello.
Non è una novità, infine, che anche la Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA), l'agenzia del dipartimento della difesa che si occupa di tecnologia, stia studiando programmi di interfaccia uomo-macchina da inserire nel cervello.
Ovviamente la strada è ancora molto lunga. Prima di impiantare elettrodi è fondamentale trovare un processo poco invasivo.
Quanto tempo ci vorrà? Secondo Musk, quattro o cinque anni.
Fonte: http://m.huffingtonpost.it/2017/03/28/elon-musk-microchip-cervello-neuralink_n_15653654.html?utm_hp_ref=italy&ncid=fcbklnkithpmg00000001
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