LE ORIGINI STORICHE
MITOLOGICHE DEL CARNEVALE
Il Carnevale è una festa che si celebra nei Paesi di tradizione cristiana (soprattutto di quelli di tradizione cattolica).
I festeggiamenti si svolgono spesso in pubbliche parate in cui dominano elementi giocosi e fantasiosi: in particolare, l’elemento distintivo e caratterizzante il Carnevale è l’uso del mascheramento.
Benché facente parte della tradizione cristiana, i caratteri della celebrazione carnevalesca hanno origini in festività ben più antiche, come, ad esempio, le Dionisiache greche, le Antesterie o i Saturnali romani, che erano espressione del bisogno di un temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie, per lasciar posto al rovesciamento dell’ordine, allo scherzo ed anche alla dissolutezza.
Presso i Romani, la fine del vecchio anno era rappresentata da un uomo coperto di pelli di capra, portato in processione, colpito con bacchette e chiamato Mamurio Veturio. Durante le Astanterie, passava il carro di colui che doveva restaurare il cosmo dopo il ritorno del Caos primordiale.
Si trattava di un periodo di passaggio di cui il transito degli astri era considerato la manifestazione. Nella processione vi era anche un carro a ruote sul quale stavano le Allegorie del dio Luna e del dio Sole.
Il noto storico delle religioni, Mircea Eliade, scrive nel saggio Il Mito dell’Eterno Ritorno: “Ogni Nuovo Anno è una ripresa del tempo al suo inizio, cioè una ripetizione della Cosmogonia”.
I combattimenti rituali fra due gruppi di figuranti, la presenza dei morti, i Saturnali e le Orge, sono elementi che denotano che, alla fine dell’anno e nell’attesa del Nuovo Anno, si ripetono i momenti del passaggio dal Caos alla Cosmogonia. Più oltre, Eliade afferma che “allora i morti potranno ritornare, poiché tutte le barriere tra morti e vivi sono rotte (il Caos primordiale è ritualizzato) e ritorneranno, giacché in questo momento paradossale, il tempo sarà annullato ed essi potranno di nuovo essere contemporaneamente dei vivi.
Eliade rileva, pure, che “la restaurazione del Caos primordiale, in quanto tale, precede ogni Creazione, ogni Manifestazione di forme organizzate” e che “sul livello cosmologico, l’Orgia corrisponde al Caos o alla pienezza finale; nella prospettiva temporale, l’Orgia corrisponde al Grande Tempo, all’”istante eterno”, alla non – durata.
La “confusione delle forme” è illustrata dallo sconvolgimento delle condizioni sociali (nei Saturnali, lo schiavo è promosso padrone, il padrone serve gli schiavi; in Mesopotamia, si deponeva e umiliava il re, ecc.), dalla sospensione di tutte le Norme, ecc.
Lo scatenarsi della licenza, la violazione di tutti i divieti, la coincidenza di tutti i contrari, ad altro non mirano che alla dissoluzione del Mondo – la Comunità è l’immagine del Mondo – e alla restaurazione dell’illud tempus primordiale (“quel Tempo”, “Il Grande Tempo mitico”), che è evidentemente il momento mitico del Principio (Caos) e della fine (Diluvio Universale o ekpyrosis, Apocalisse).
Il Carnevale si inquadra, quindi, in un ciclico dinamismo di significato mitico:
è la circolazione degli Spiriti tra Cielo, Terra e Inferi.
Il Carnevale riconduce ad una dimensione metafisica che riguarda l’uomo e il suo Destino, la Primavera, quando la terra inizia a manifestare la propria energia, il Carnevale segna un passaggio aperto tra gli Inferi e la Terra abitata dai vivi (anche Arlecchino ha una chiara origine infera).
Tale cerimonia avviene in molte località italiane, europee ed extraeuropee. E’ interessante notare che vari significati cosmologici del Carnevale sono presenti anche nel Samhain celtico.
(Trionfo di Bacco e Arianna – Anonimo Fiorentino) Nel XV e XVI secolo, a Firenze, i Medici organizzavano grandi mascherate su carri chiamati “trionfi” e accompagnate da canti carnascialeschi, cioè canzoni a ballo di cui anche Lorenzo il Magnifico fu autore.
Quanto all’etimologia, il termine deriva da carne – (le) vare, con dissimilazione della seconda – r – in – l -, riferito alla vigilia della Quaresima, in cui era interdetto l’uso della carne. Le prima testimonianze dell’uso del vocabolo “Carnevale” (detto anche “carnevalo”) sono presenti nei testi del giullare Matazone da Calignano, alla fine del XIII secolo e del novelliere Giovanni Sercambi verso il 1400.
FONTE E ARTICOLO COMPLETO: http://www.foianoinpiazza.it/images/OriginiStoricheDelCarnevale.pdf
I carnevali in Italia (saturnali romani) e nel mondo sono molto antichi. Michelangelo potrebbe averne descritto uno nella Cappella Sistina. Dove potrebbe aver rappresentato la Passione del Signore, pur non esplicitamente rappresentata nei suoi affreschi della Volta e nel successivo Giudizio Universale, tramite l’identità del supplizio e nella somiglianza fisica tra Aman crocifisso precedentemente dipinto sulla Volta e il Gesù Giudice del Giudizio Universale. Michelangelo avrebbe così indicato tramite la somiglianza fisica, che allude a una somiglianza funzionale, e il medesimo supplizio, che Gesù sarebbe morto durante un carnevale ebraico, almeno per quanto riguarda la prima parte della Passione. Nel libro biblico di Ester, Aman primo ministro persiano scoperto che il suo rivale Mardocheo è ebreo, cerca di ucciderlo insieme con tutti i connazionali. Alla fine però sarà Mardocheo a far uccidere Aman sulla forca che preparò per lui. Gli ebrei nella festa religiosa carnevalesca di Purim ricordavano e ricordano tuttora, la salvezza degli ebrei e la morte del loro persecutore. Gesù sarebbe morto sulla croce interpretando (anche) il ruolo di Aman. Analoghe analogie con i saturnale sono presenti nella prima parte della Passione. Cfr. ebook/kindle. La Passione di Gesù negli affreschi di Michelangelo della Cappella Sistina.
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